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“ABBIAMO PAURA DEI GOMMONI, MA I GOMMONI SIAMO NOI”: MARIANELLA SCLAVI E MASSIMO CIRRI TRA RESISTENZE E CONFINI

treResistenze, identità e confini: nella terza giornata del Festival delle Resistenze Contemporanee, l'antropologa urbana e il conduttore di Caterpillar riflettono sui temi della settima edizione a margine del seguito dibattito sulla mostra fotografica “Paradise Lost”.

Paradise Lost, il paradiso perduto: si chiama così la serie di mostre attualmente in corso nel Piccolo Museion - Cubo Garutti di via Sassari. Si tratta di tre progetti inediti firmati da Diego Artioli, Ziyah Gafić e Ludwig Thalheimer che si alternano nel corso dei sei mesi di mostra (gennaio-luglio 2017). Ognuno dei tre fotografi ha condotto una ricerca su luoghi geografici diversi (Bosnia-Erzegovina, Siria e Bolzano), sulle persone che da questi luoghi sono fuggite, vi sono giunte o vi resistono. Tra taglio documentaristico e approccio artistico, la serie di mostre ruota attorno al rapporto tra il linguaggio fotografico e il concetto di “terra perduta” da cui deriva il titolo della serie.

Questo pomeriggio Artioli, Thalheimer e Gafić (quest'ultimo in collegamento Skype da Sarajevo) hanno raccontato la loro esperienza all'interno di un seguito dibattito moderato da Massimo Cirri, storico conduttore della trasmissione di Radiorai Caterpillar. Al suo fianco Marianella Sclavi, antropologa urbana, portata a Bolzano dal progetto “Mappamondo interculturale” di Cooperativa Atelier, rappresentata sul palco da Francesco Tancredi.

Inevitabili le riflessioni da parte dei moderatori sui temi del Festival: le resistenze contemporanee, l'identità e i confini.

“A mio parere – sostiene Massimo Cirri – bisogna resistere alla noia, all'abitudine, al potere che incrosta le nostre vite. Bisogna alleggerirsi dalle dinamiche di potere, diventare più fluidi, lasciar perdere le scemate e concentrarsi sulle cose importanti. Ma quali siano le cose importanti, non lo so”.

Quali sono i rischi dei confini, fisici e mentali?

“Ce ne sono tanti e spesso sono il frutto di paure generate anche artificialmente. I confini invece sono belli da attraversare. Passare le frontiere e conoscere l'identità dell'altro fa paura ma è bello farlo, per conoscere delle cose che non ci sono a casa mia”.

Per Marianella Sclavi, sociologa esperta in riqualificazione dei quartieri urbani, “è necessario resistere alla tendenza soporifera del pensiero. Non siamo più abituati a pensare, fare diagnosi, siamo incapaci di governare la complessità. Abbiamo paura dei gommoni, ma siamo noi come dei gommoni metaforici sbattuti dalle onde senza sapere dove approdare. Dobbiamo re-imparare a pensare e dialogare, altrimenti è inutile parlare di partecipazione”.

Ai nostri giorni l'identità di una città si trova in centro o in periferia?

“Ormai bisogna studiare la periferia per capire il centro, basti pensare alla situazione francese dove Macron dovrà capire cosa vuole la periferia se vuole andare al governo. Per trovare l'identità dobbiamo ascoltare con rispetto i disagi e le risorse di una città. Solo dopo l'ascolto possiamo pensare all'identità che vogliamo. È un compito collettivo, bisogna creare contesti in cui le persone trasformano la diversità in risorsa progettuale. Ci vuole capacità facilitativa, che spesso però viene guardata con sospetto”.

ALLE 21 ULTIMO APPUNTAMENTO DEL FESTIVAL 2017 CON GAD LERNER
L’edizione bolzanina del Festival delle Resistenze 2017 si chiuderà alle 21 con GAD LERNER e il dibattito “I confini: nuove “frontiere” culturali e sociali da affrontare”. Il noto giornalista si confronterà con il pubblico su cosa sono i confini, perché esistono e cosa possono diventare. In caso di maltempo l'incontro sarà ospitato nel vicino Teatro Cristallo di via Dalmazia.

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