SANDRO RUOTOLO E PEPPE PAGANO AL FESTIVAL DELLE RESISTENZE: LA CAMORRA E’ ANCORA VIVA

Il giornalista sotto scorta e il vicepresidente di Nuova Cooperazione Organizzata hanno affrontato una delle realtà storicamente più devastanti del nostro Paese.

La seconda giornata del Festival delle Resistenze contemporanee 2016  in piazza Cesare Battisti ha vissuto uno dei momenti più intensi: in un tendono strapieno e tante persone costrette ad ascoltare in piazza, il giornalista antimafia e l’esponente della “resistenza” di Casal di Principe hanno tracciato un quadro storico e attuale della criminalità organizzata.

 
“L’Italia è succube della mafia da 200 anni, dall’epoca dei Borboni, quando dal carcere di Poggioreale i peggiori delinquenti si sparsero per la Campania e quindi in Calabria e Sicilia, dando vita a quelle realtà criminali che oggi chiamiamo mafia, camorra e ‘ndrangheta”.

Scortato da due agenti in borghese, Sandro Ruotolo ha iniziato così il dibattito davanti ad una platea partecipe, che ha spesso applaudito gli interventi dei due relatori. Il giornalista minacciato dalla camorra è stato chiaro: “Per combattere la mafia bisogna capire che noi siamo più dei corrotti, dei mafiosi. Lo Stato combatte ma non ha ancora vinto, ci sono ancora troppi comuni sciolti per mafia, troppa commistione tra mafia e politica. Si chiede alla gente di denunciare, di non avere paura. Ma la paura è un fenomeno naturale in quei posti dove lo Stato è assente. Non si chiede a nessuno di fare l’eroe dove ci sono spacciatori e case occupate abusivamente. Dev’essere lo Stato a cacciare i criminali. E non a trattare con loro, come in almeno tre casi conclamati: il riscatto pagato per liberare Ciro Cirillo, l’attenuazione dell’articolo 41 bis per la cattura di Totò Riina e l’emergenza rifiuti in Campania”.

Peppe Pagano è il vicepresidente di Nuova Cooperazione Organizzata, un consorzio di cooperative sociali che partendo da beni confiscati e beni comuni elaborano percorsi di inserimento di persone svantaggiate. “Abbiamo scelto provocatoriamente questo nome – ha detto Pagano – perché volevamo far capire alla Nuova Camorra Organizzata che anche le persone per bene possono organizzarsi. Ma la gente deve capire che il cambiamento parte da sé stessi prima che dagli altri, e che per occuparsi delle persone bisogna occuparsi anche del territorio, della comunità”.

A proposito di cambiamenti, secondo Ruotolo associazioni come la NCO sono riuscite a modificare in meglio il territorio, “ma si tratta di isole. Il Comune di Casal di Principe, dopo essere stato sciolto per tre volte per infiltrazione mafiosa, è tornato ad essere governato da Renato Natale, sindaco anche tra il ’93 e il ’94 quando fu ucciso don Giuseppe Diana. Ma non basta, purtroppo continua quella che io chiamo la riproduzione criminale: hanno arrestato cinquemila persone, ma se non cambia il quadro sociale non serve a molto. Messi in galera i padri, a portare avanti la camorra ci pensano i figli”.

Il discorso dell’economia è stato affrontato anche da Pagano: “Gli arresti dei camorristi, che gestivano pressoché totalmente l’economia locale, ha di fatto creato il deserto: non si lavora più. Non è un discorso di comodo – del tipo: si stava meglio quando si stava peggio – ma è la semplice realtà. E comunque il Sud non potrà mai essere libero se si costringono i cervelli a emigrare, se non si costruiscono le infrastrutture necessarie – e non il ponte sullo Stretto – e si assicurano guadagni equi al settore agro-alimentare”.

Il messaggio finale è che bisogna resistere. Alle minacce, alla violenza, alla paura. Contando sulla coscienza sociale ma anche, e soprattutto, sul supporto dello Stato.