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Appestato dal traffico, anche i giorni di festa,
Desolino è un paese senza ombra di gloria,
conosciuto soltanto dagli autisti accaniti
che gli passano dentro, sbadigliando di noia.

Quel viavai di motori gracchianti
è il motivo delle dure proteste
scritte in nero su grandi lenzuoli
che si allungano dalle finestre.

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Per fortuna c’è un’isola in quel mare d’asfalto,
un rigoglio di ciliegi e susini.
E che lì sia la scuola è motivo di festa
per maestri, passerotti e bambini.

C’è un bel prato in discesa che invita
a giocare rotoloni sul verde
mentre il vento soffiando leggero
i veleni dei motori disperde.

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Ma non basta un’isola verde
e la gente protesta animata
perchè vecchi e bambini si ammalano
respirando quell’aria inquinata.

Finché un giorno, leggendo il giornale,
il maestro rimane interdetto...
Ma poi pensa: “Hanno certo sbagliato,
solo un folle può voler quel progetto!”

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Quel progetto prevede un parcheggio
multipiano a otto livelli,
con sei rampe di accesso e piste ciclabili
per automezzi, trattori e cammelli.

In terrazza puoi provare l’ebbrezza
di un superbo TIR-AMISU
che agli autisti fa perder la testa
e dimenticano di scendere giù.

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Il maestro coinvolge i bambini:
per opporsi ci vuole un’idea!
“Se spargiamo del pepe, i ruspisti
saran tutt’un prurito!” fa Enea.

“No, versiamo il sapone per strada!
Sai, che scivolo!” è la voce di Ernesto.
Le proposte sono le più varie
ma nessuna sembra fare canestro.

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Alla fine il maestro li porta
in archivio (non ci sono mai stati!),
per cercare una testimonianza
sulle origini dei Desolati.

“L’esperienza ci insegna”, lui dice,
“che proteggi dalle aggressioni
solo i luoghi che l’arte o la storia
hanno scelto come testimoni.”

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Fruga e sfoglia tra i documenti,
i registri e le carte più rare,
la speranza di scovare qualcosa
piano piano si va a consumare.

Ma compare un libretto ingiallito:
“Sui natali di Desolino”.
Finalmente ecco il premio agognato
per l’impegno di un lungo mattino!

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Antica cittadina romana...
su una strada secondaria che si univa
alla via Flaminia...
con un piccolo anfiteatro e un edificio termale...
Il suo nome significa “dalla parte del sole”

Fantastico! Ma come provarlo?
Sono in bilico tra ansia e euforia.
Primo passo è chiedere lumi
a un’esperta di archeologia.

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Quella sera Ilaria racconta
l’accaduto a nonno Tommaso.
“Di sicuro ci sarà qualche resto:
una pietra, una lapide, un vaso...”

Mentre parla accende la lampada e...
“Santi numi!” fa il nonno, “Che sciocchi!
Quella statua che stava in cantina...
è una traccia... proprio qui, sotto gli occhi!”

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La notizia è una miccia,
i paesani si infiammano
e raccolgono i reperti più folli,
che l’esperta verifica
con perizia da ostetrica
e li marchia come fanno coi polli.

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Giorni dopo, l’equipe di archeologi
che i terreni palmo a palmo ha studiato
individua proprio sotto la scuola
quelle terme e quell’anfiteatro!

I bambini son scintille che schizzano
ma il maestro la festa sospende:
“Se qui fanno un parco archeologico
a noi tocca levare le tende!”

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“... In effetti appare evidente
che il destino ha giocato a intrecciare
il presente, il futuro e il passato:
ora a voi chiedo di deliberare.”

Così parla la Sindaca Mammola.
E il Consiglio concorda d’un fiato
che alla scuola si affidi quel sito.
E il parcheggio? Quel progetto va ripensato.

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Si raccolgono fondi
(interviene lo Stato)
per portare alla luce
il tesoro passato.

Segue un gran passamano
di piccozze e pennelli,
finché accanto alla scuola
splendono due gioielli:
le terme e un teatro romano.

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“Benvenuti tra i Desolati”
è il saluto ai turisti chiassosi,
mescolati agli autisti dei TIR
che ora sostano attenti e curiosi.

I bambini togati raccontano
quel tesoro che è loro e di tutti:
annuiscono susini e ciliegi,
le radici sorridono ai frutti.

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