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Se sali le scale da vero alpinista
e in cima alla torre ti godi la vista
ti accorgi che Soffio è un paese perfetto
a pianta di O con un parco, un laghetto,

un bar che prepara panini a sei piani,
un centro di estetica per pulci e per cani,
una scuola, un ufficio, un supermercato
e tante casette col loro steccato.

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A vederle da fuori ti sembran gemelle:
stesso tetto e finestre, stesse tende e piastrelle.
Ma se riesci con gli occhi a guardare attraverso
scoprirai in ogni casa un mondo diverso.

E seppur la Natura la diversità adori
- pensa solo nei prati quante specie di fiori -
non la vivono bene le diverse famiglie
che si chiudono in casa come tante conchiglie.

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Sui portoni puoi leggere i nostri cognomi:
Principesse, Pirati, Cavalieri e Gnomi,
Samurai, Esploratori, Mercanti,
Sultani, Maghi, Giganti

e Mummie... questo è il mio,
in casa con me c’è solo uno zio
che dorme in sarcofago e a volte ne scende
per mettere a mollo il bucato di bende.

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Il giovedì a Soffio è giorno di spesa
e ogni famiglia si prepara all’impresa:
è bello uscire tutti in schiera,
seguendo ciascuno la propria bandiera.

Chi ha il ruolo di capo conduce il carrello
e ricorda gli acquisti al proprio drappello:
saziki, frijioles, Zheng Jiao e cuscus,
la paella, i muffins, la pizza, la mousse...

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È un incontro di suoni assai colorito,
tutti volti a saziare lo stesso appetito.
Ma nella corsa agli acquisti ogni gruppo è a sé stante,
non c’è mai una Gnoma che saluti un Gigante,

mai un Pirata che a una Maga dia confidenza,
ogni gruppo coltiva la sua differenza.
Finché tutti in fila a pagare, divisi.
Soltanto noi piccoli ci scambiamo sorrisi.

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Per smuovere un po’ quest’acqua stagnante
coi maestri abbiam fatto un piano brillante:
un giovedì o l’altro, saltando la spesa,
si invitano i Soffi a una festa a sorpresa.

Si chiede a ogni gruppo che venga ed inventi
qualcosa per gli altri, per farli contenti.
Oggi è il giorno, e anche tu sei invitato
alla festa speciale nel prato.

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Vieni, i Cavalieri son già scesi in strada,
ti insegnan, se vuoi, a tirare di spada.
Ecco i Giganti... ma che idea sciocca!
Stan portando una vasca che di acqua trabocca.

La poggiano a terra, sembrava piccina...
ma adesso capisco: è una vera piscina!
E poi i Samurai, che hanno pieni i cestini
di tè, tofu e alghe per grandi e piccini.

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E i Maghi che fanno? Hanno tanti palloni
e li stanno gonfiando a spremipolmoni:
e soffia che soffia vien su una delfina
che appena annodata si tuffa in piscina.

Ma guarda che fa Nonno Mago: ha gonfiato
una vespa col suo pungiglione puntato!
E i Pirati! Non trovi altri che loro
sempre pronti a partire con la caccia al tesoro!

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I Mercanti hanno giochi che non ho avuto mai:
bilboquet, peteka, hula hoop, shangai...
E i Sultani straricchi non badano a spese,
han per tutti turbanti e pietre preziose.

E mio zio... oh mio zio ha portato dei metri di bende,
ma la gente a vederle quasi quasi si offende.
Purtroppo è un po’ questo il nostro destino:
siam tenuti in disparte, non ci voglion vicino.

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Guarda! Il cavallo gonfiato dalla Magabambina
si sta alzando in volo, e dietro trascina
la principessa che montandolo a pelo
si agita avvolta nel suo stesso velo.

Il vento zigzaga e li posa a dispetto
in cima alla torre dove svetta un galletto.
E adesso chi salva i due disperati
alla cresta torrestre impigliati?

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Le facce di tutti si fanno sgomente,
il clima in un attimo diventa rovente.
E il Sultano, che i Maghi non ha in simpatia,
dice ai suoi: “Andiamo via!

Abbiamo sbagliato a accettare l’invito.
Per noi quest’incontro è finito.”
E fa dietrofront, e il Sultano bambino
saluta i compagni a capo chino.

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Ma il piccolo Gnomo, scuotendo la testa,
dice: “Non è giusto sciupare la festa!
Anzi è questo il momento sovrano
per stringerci insieme e darci una mano.”

“Presto, scaliamo la torre miei prodi!”
fa l’Esploratrice, un po’ brusca di modi.
Ma come agganciare il cavallo selvaggio?
Occorre qualcosa: una stringa, un legaccio...

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“Una benda?” fa mio zio. “La puoi usar da guinzaglio
per tirar giù il cavallo col suo umano bagaglio.”
Detto fatto, e l’Esploratrice in un attimo lancia
una benda che avvolge il ronzino alla pancia.

Si compattano a terra, come al tiro alla fune,
dal Gigante alla Gnoma, è uno sforzo comune.
Ognuno si impegna quanto può e come sa,
è questa la forza della diversità.

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E mio zio, da sempre denigrato e schernito,
dalle tante famiglie con affetto è applaudito.
Con le bende rimaste sorridente compone
altalene, arabeschi e un grande aquilone

che attaccato alla coda del cavallo volante
fa da àncora. E in un solo istante
tutti i Soffi bambini che lo montano a pelo
si preparano a un volo nel cielo, ma...

... ma se manca una lettera non c’è più l’alfabeto
e una gara non vale se esclude un atleta,
un paese è più triste se va via un abitante:
per i bimbi di Soffio il Sultano è importante!

E lo vanno a chiamare, e suo padre comprende
che ha avuto ragione mio zio e le sue bende.
Ora scusa signore se ti lascio da solo,
ma gli amici mi chiamano per il volooooo!

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